“La somma vera della vita dov’è maggiore? In quello stato dove ancorché gli uomini vivessero cent’anni l’uno, quella vita monotona e inattiva, sarebbe (com’è realmente) esistenza, ma non vita, anzi nel fatto, un sinonimo di morte? Ovvero in quello stato, dove l’esistenza ancorché più breve, tutta però sarebbe vera vita?” (1821).

Vivere o esistere? L’antitesi leopardiana fa da sfondo, nel saggio, al tentativo di illuminare aspetti della vita e dell’esistenza così come emergono dalle pagine dello Zibaldone. Nel cammino percorso con Leopardi e per Leopardi, l’autrice riscopre il cuore umile e autentico di Giacomo non solo poeta ma poeta e uomo che guarda al vivere dell’uomo con comprensione e sentimento di condivisione. Perché è il bisogno di amore, quell’amore che è “la vita e il principio vivificante della natura”, la cifra che caratterizza la vita umana. E ponendosi accanto agli altri, Leopardi auspica una rinascita della società che sia fondata su un’etica degli affetti. Messaggio leopardiano questo, che predica sì “la fatica di vivere”, ma che mostra anche il coraggio e la forza di continuare il cammino con una “goccia d’illusione” e una “scintilla di speranza”.



pres. Roma 2002




“ Si continua a studiare Leopardi, a scrutarlo, ad amarlo…. Ma c’è modo e modo di studiarlo. In Italia, particolarmente, Leopardi è stato e in parte è ancora, spesso, la coperta corta della cultura ideologica… Ha ragione Loretta Marcon di temere che il progresso anche tecnico degli studi leopardiani comporti a volte una “scarnificazione (…), di quel sentimento che è alla base dell’opera di Leopardi”…. Loretta Marcon riscopre “il cuore umile e autentico di Giacomo” che scrive La quiete e Il sabato e irrora il Canto notturno e La Ginestra di meravigliosa tristezza spirituale: di quella testimonianza di vita e perciò di eternità che la filosofia negava e la poesia, trascendendo la propria stessa filosofia, ridiceva e ricantava sempre. Il lavoro della Marcon sfaccetta, come un prisma, la luce intera della poesia leopardiana, e diventa così un’ottima introduzione alla conoscenza integrale e profonda del genio pensante-poetante.”  (Giovanni Casoli, Città Nuova, n. 18, 25 settembre 2002).