Il lavoro nasce dalla volontà di verificare, finalmente e approfonditamente, il rapporto del Recanatese con il biblico Giobbe, protagonista del poema sapienziale. Perché mai, infatti, fin dalla fine dell’Ottocento Leopardi fu chiamato, anche dallo stesso Carducci. Il Giobbe del pensiero italiano? Quale “giustificazione” scientifica dare a tale “etichetta” che si è perpetrata fino ad oggi, senza che un esame di tutta l’Opera leopardiana e della biografia, comparata con il poema. Rendesse appieno ragione di tale accostamento? Liquidare la questione superficialmente, solo proponendo una vita vissuta nel dolore, com’è stata quella di Leopardi, è apparso all’autrice troppo semplicistico. Si è spinta dunque a sondare tale problematica, oltremodo affascinante, attraverso un’attenta analisi, procedendo, nel caso di Giobbe, versetto per versetto, mettendo in parallelo i concetti, le situazioni esistenziali e le stesse parole dell’uomo di Uz con quelle di Giacomo.L’opera rappresenta certamente il più completo, esteso e aggiornato lavoro sull’argomento. presentazione Benevento 23.3.2006presentazione Napoli 24.3.2006 “Stiamo
assistendo alla riapertura del caso Leopardi: dopo anni di assicurazioni
critiche sull’iscrizione di Giacomo al partito dei materialisti progressisti,
in questi ultimi tempi ha preso coraggio chi invece attribuisce alla poesia del
recanatese elementi più mediati e complessi, non ultimi quelli della
religiosità… Ora alcuni studiosi stanno indagando su cosa si nasconda ancora
dietro i lunghi studi di leopardi sulla Bibbia e sulla lingua ebraica. La
Bibbia, ma più precisamente l’Antico Testamento e non il Nuovo, perché, come
nota Loretta Marcon nel suo recente Giobbe e leopardi. La notte oscura
dell’anima (Guida, 2005) non vi è nulla nel poeta che possa documentare una
visione del Dio come amore, ma solo come giudice e vindice, come occhio che
tutto vede e controlla, retaggio dell’educazione materna, cui il poeta allude…
La Marcon tesse una linea che avvicina Giacomo a Giobbe. Che cosa hanno in
comune? Le inquiete domande sul dolore… Giobbe e leopardi come figure del
limite assoluto, scrive la Marcon. Un limite che resta però, al livello del
detto, su paradigmi diversi: Giobbe accusa Dio riconoscendone lo statuto di
creatore, Giacomo ha l’occhio affissato sul qui.” (Marco Testi, L’Osservatore Romano, 14 giugno
2006).
“Su Leopardi si continua a studiare e a
scrivere, giustamente, perché il poeta-filosofo è una delle massime coscienze
europee degli ultimi due secoli, ma il recente saggio di Loretta Marcon Giobbe
e leopardi – la notte oscura dell’anima (editore Guida) si raccomanda, oltre
che per la tematica finora quasi inesplorata, per la probità e l’onestà
intellettuale dell’autrice, che con padronanza dei testi e della critica, e
senza nessun pregiudizio ideologico (di cui gli studi su Leopardi sono
largamente intessuti, quasi inevitabilmente, a causa della vastità leopardiana
che non può non coinvolgere le ideologie che la affrontano), insegue il tema
come in uno sviluppo musicale contrappuntistico, mai concluso da
identificazioni o divaricazioni: Giobbe e leopardi risultano e restano ben
distinti e indissociabili….” (Giovanni
Casoli, Città Nuova, n.12, 25 giugno 2006). |