“Ormai sono
trascorsi più di due secoli dalla nascita del genio recanatese. Ma il suo
ricordo, attraverso la critica numerosa e attenta, è più vivo che mai. Le
suggestioni del suo pensiero, le indagini speculative, le conoscenze relative
alle grandi poetiche degli autori del passato, nonché le innovazioni da lui
operate, che avrebbero permesso a Giuseppe Ungaretti di attingervi a piene
mani, illuminandosi, accompagnano il suo ricordo e lo compongono. Il poeta e il
filosofo – quest’ultimo, si badi, in senso illuministico – si prestano alla
continua ricerca degli studiosi e Loretta Marcon è tra questi. Ella ha dedicato
la sua opera al rapporto tra il giovane Giacomo, razionalista e poeta, e
Qohélet, quello del detto famoso “vanitas vanitatem, omnia vanitas”, cui va
aggiunto un altro personaggio biblico, Giobbe: entrambi considerati come “alter
ego” del recanatese.Sofferenza, dolore e vanità del tutto sono temi che si
ripropongono nell’opera di questi tre grandi. Loretta Marcon con un’approfondita indagine
ripercorre la genesi conoscitiva del Leopardi nel suo approccio con la Bibbia e
con magistrali note critiche ne illumina l’esistenza anche quotidiana,
evidenziando poi i rapporti del giovane poeta col mondo degli intellettuali a
lui contemporanei. L’opera recente della studiosa è omogenea, ricca,
impegnativa, ma piacevole da leggersi e contribuisce non poco ad una conoscenza
approfondita dell’animo, dello stile di questo poeta della sofferenza non solo
individuale, bensì universale, che dopo due secoli, incredibile a dirsi, parla
ancora al cuore di tanti”. (Premio Letterario Internazionale, XIII edizione 2009/2010 Associazione culturale Emily Dickinson, Napoli) |